lunedì 9 maggio 2016

Una lettrice allo Stadio #1

Buongiorno e buon Lunedì. 
Come potete leggere dal titolo oggi parte una nuova rubrica, una rubrica speciale e cui sto pensando da un po'. 
Chi mi segue conosce bene la mia passione calcistica, ve ne avevo già parlato in questo post.

Non so se questa rubrica avrà successo o meno, a dire la verità poco importa, la scrivo per me più che altro.. per farvi capire che a volte si possono conciliare più passioni, e anche una lettrice accanita come me ama tifare la squadra della propria città: Bologna. 


La cadenza sarà casuale, scriverò post quando avrò voglia di farlo, quando mi andrà di condividere qualche evento o qualche emozione con voi. 

Sabato sera è stata l'ultima partita in casa della mia squadra, e la meravigliosa curva Bulgarelli aveva preparato una coreografia speciale: uno striscione immenso che copriva tutta la curva. 

Lo striscione lo abbiamo pagato tutti noi! I ragazzi della curva hanno fatto delle magliette e acquistandole siamo riusciti a creare qualcosa di unico e meraviglioso. Buona lettura a voi!


Della serata di Sabato voglio portarmi dietro solo le cose belle. 
Sono passati due giorni e con la mente meno annebbiata dal nervoso, per una partita falsata da un arbitro non proprio limpido,  mi ritrovo in ufficio ma non posso fare a meno di pensare a quello che ho vissuto. 



Erano giorni che non parlavamo d’altro, le foto delle prove della coreografia avevano invaso il web e io cercavo di evitarle come la paeste, volevo vivere tutto dal vivo! 





Sabato mattina alle 5 ho già gli occhi spalancati, inutile tentare di dormire quando si aspetta qualcosa di così bello. 


Un giretto in centro è quello che ci vuole, e ho anche scoperto che il BFC ha fatto una tazza con lo striscione della coreografia… inutile dire che è venuta a casa con me. 
Per voi, che non siete pratici devo dire che lo Store del Bologna è un luogo di perdizione! Tu entri convinta di non comprare nulla, e immancabilmente esci con una sciarpa, un cappello, o una tazza come in questo caso! 


Sabato sera alle 18 siamo già in centro, con noi anche una nostra amica per la prima volta allo stadio. Guardare quel cielo pieno di nuvoloni mi sta già facendo salire il nervoso, ma una volta arrivata in zona stadio tutto è passato. 



Incontrare gli amici, che quest’anno ho imparato a conoscere meglio, mi ha messa di buon umore! 
Sciarpette al collo e maglietta con lo striscione stampato sopra ed eccoci dentro allo stadio. Si sente che l’aria è ricca di elettricità, c’è attesa, c’è voglia di qualcosa di bello! 




La curva inizia a riempirsi e partono i primi cori, mi sento carica.. ancora di più perché ho fatto tutto il campionato in tribuna famiglia e diciamolo laggiù è veramente deprimente.. di solito ti prendi i nomi della tifoseria avversaria, ma questa volta NO! Per questa serata mi sono voluta sedere vicino al cuore pulsante di questa squadra ed è tutta un’altra cosa!



Tra musica e risate ecco arrivato il momento della maglietta per la nuova stagione. 
Filmato e parole sono commoventi, cerco di fare qualche foto ma le mani tremano troppo, e poi già lo so che sta per arrivare il bandierone. Caccio indietro le lacrime e mi giro verso la curva… il bandierone inizia a scendere e mentre filmo tutto sono senza parole, senza fiato, è stupendo!







C’è un mare là sotto che si muove, ci sono i cori e le bandiere che sventolano davanti. Cantiamo e urliamo insieme a loro.. il cuore scoppia di felicità.
Inizia la partita e vabbe…non ho voglia di parlare di quello che ho visto in campo, a parte i ragazzi che danno l’anima per il loro pubblico. La partita non la vinciamo, ma poco importa... loro sul campo hanno dato tutto quello che avevano! 



Alla fine sono stremata, senza voce ma non è ancora finita. 
La curva ha chiamato Saputo (il nostro presidente)  per tutto il tempo e Saputo risponde. Eccolo uscire, il viso felice, commosso. Ad un certo punto mi rendo conto di essere salita sul seggiolino e il suo nome lo sto urlando con quel poco fiato che mi è rimasto in gola “Grazie Joey”



Grazie per aver creduto in noi, per averci salvato, per averci dato la possibilità di tornare in Serie A, per far sì che possiamo ancora credere in un sogno. Non so dove saremo tra qualche anno, ma l’importate è farlo insieme. 
Quando si porta sotto i distinti si gira verso un tifoso, e pugno alzato al cielo gli dice “L’anno prossimo”. A quel punto sono in lacrime. I giocatori vengono sotto la curva ed è bellissimo, perché ti senti parte di una cosa sola.
Volevo finire questo mio racconto in un altro modo, ma mia nipote (5 anni) mi ha appena portato il cuore che vedete nella foto “Zia ti ho fatto un regalo… è rossoblù” 
Questo cuore verrà con me allo stadio il prossimo anno, sarà una nuova stagione e sarà bellissimo viverla tutti insieme.



lunedì 2 maggio 2016

Ritratto di Signora

Buongiorno, e buon primo Lunedì del mese.
Oggi ritorna la rubrica "Ritratto di Signora" e ringraziamo Federica di Sta sera cucino io per il suo contributo.
Lascio subito a lei la parola. 





Anni fa ho letto un libro al quale forse non ho prestato l'attenzione che avrei dovuto.
Ora non sarei in grado di citarne brani o stralci, ma la storia è una di quelle che rimane impressa nella mente.

“Con il sari rosa”, la storia di Sampat Pal  e della sua Pink Gang.



È la storia di una bambina, figlia di gente povera e analfabeta che aiuta la famiglia lavorando nei campi. La bambina, però, pur consapevole dell’importanza del suo lavoro, si lascia presto distrarre da alcuni coetanei che vanno a scuola. Sampat sa che la scuola è solo per i più ricchi, mentre la sua famiglia è più che povera, appartiene a una delle caste più basse dell’India, è quasi un’intoccabile. E così la scuola, diventa per lei un paradiso proibito, nel quale non le è concesso entrare. Perché non fa parte di quel mondo. Perché i suoi genitori non capirebbero. Eppure lei ha voglia di imparare. Ne ha così tanta che trova uno spazio dal quale riuscire a sentire le parole del maestro e imparare, finalmente, l’alfabeto. La sua determinazione però la porta a trovare l'appoggio di uno zio, che alla fine le permette di frequentare le lezioni.
La sua vittoria ha però vita breve.
A soli nove anni, come tradizione nella poverissima regione dell'India dove vive, viene data in sposa ad un uomo con più del doppio dei suoi anni, un uomo che non conosce, che non ha mai visto. La convivenza col marito inizia solo tre anni dopo, e ancora tredicenne da alla luce il primo dei suoi figli.
La consuetudine vuole che lei sia silenziosa e si sottometta al marito, alla suocera e ai soprusi di chiunque appartenga a una casta più elevata. Perché così si deve fare. Perché quello, le dicono, è il suo destino.
Ma Sampat non ci sta, è orgogliosa, e non accetta di subire senza ribellarsi, e quando all'ennesima angheria reagisce la suocera la caccia di casa con i due figli nati nel frattempo.
Potrebbe essere la fine di tutto e invece è il momento in cui le cose cambiano. È un nuovo inizio.
L'idea su cui si basa è che  le leggi non devono essere riscritte, ma semplicemente applicate.

“in teoria le donne sono uguali agli uomini.
Siamo un paese libero, con leggi moderne, e la Costituzione ci accorda i loro stessi diritti.
… Ma le leggi che dovrebbero tutelare questi diritti risultano inapplicabili



Capisce anche che un gruppo di 50, 100, 200 può più del singolo, capisce la forza della solidarietà. Spinge le donne a unirsi un gruppi, e dedica la sua vita a combattere le ingiustizie, ad aiutare altre donne creando gruppi di self-help: insegna loro a cucire, soprattutto a quelle rimaste senza marito perché questo da loro un modo per guadagnare e potersi mantenere. Comprare una macchina da cucire diventa il mezzo per il riscatto.
È in seguito a tutto questo che, nel 2006,  crea la  “Gulabi gang” (Gulabi significa rosa, inteso come fiore, simbolo di dolcezza, ma queste donne portano con sé anche un bastone simbolo di autorevolezza e di capacità di difendersi).



Ha avuto difficoltà a reclutare e formare le sue militanti, ma una volta arruolate niente riesce a fermarle. Queste donne, unite, hanno un solo scopo: lottare contro l’ingiustizia e la corruzione. Sceglie per il suo gruppo una divisa che contribuisce banalmente a vedersi e ritrovarsi nella folla, a creare un senso di appartenenza e unione, e che oltretutto è di grande impatto visivo quando in tante si presentano fuori da un comando di polizia per manifestare o presentare una denuncia.
Il gruppo, che conta diverse migliaia di donne e pochi uomini, si comporta come se fosse formato da vigilantes, intervenendo in maniera attiva e decisa se possono evitare qualche soppruso.
Parallelamente operano per far raggiungere una maggiore giustizia sociale per i poveri, ma con una maggiore attenzione alle condizioni delle donne povere.
Il loro obiettivo è quello di incutere paura ai malintenzionati e di guadagnarsi il rispetto dei funzionari che hanno il potere di facilitare e promuovere un cambiamento della situazione.
Nel 2010 la storia di Sampat  viene raccontata anche in un film documentario intitolato “Pink Gang”.

Sampat è una passionaria, ha il piglio di un generale, è decisa, usa un linguaggio militaresco quando parla della sua Gang. Ha decisamente un’alta opinione di sé e non lo nasconde, d’altro canto in un paese dove ancora oggi esistono le caste, almeno di fatto, visto che sono state abolite dalla legge, se non avesse avuto una tale determinazione, convinzione e forza d’animo non avrebbe ottenuto simili risultati. 


Grazie mille a Federica per questa sua testimonianza, il bello di questa rubrica è proprio venire a conoscenza di donne e di storie di cui non sapevo nulla. 
Al mese prossimo!
Monica, Miki, Fede, Daniela, Franci e Jennifer


- Miki in the Pink Land
- Stasera cucino io